11 ago 2010

La giusta vibrazione

Luisa aveva appuntamento con “l’altra” nel giardino pubblico situato di fronte alla scuola elementare dove insegnava. In una mano teneva il pacchetto delle sigarette e l’accendino, nell’altra un giubbino nero. La borsa a tracolla conteneva gli ultimi temi dei suoi alunni. Argomento: la famiglia. Di lì a pochi minuti avrebbe finalmente visto in faccia la donna per la quale suo marito stava per lasciarla dopo ventidue anni di matrimonio.

Ricordava ancora l'espressione atterrita di Nicola quando aveva scoperto la sua relazione extra coniugale. L'aveva messo alle strette con la solita frase "O me o lei", e Nicola aveva scelto lei. Una donna divorziata con un figlio già adolescente. Un figlio che Luisa non aveva mai potuto dargli.
La maestra Morganti aveva dovuto faticare parecchio per convincere Maddalena a incontrarla, ora finalmente i suoi incubi avrebbero avuto un volto.
Si incamminò verso la panchina vicino alla fontanella e si sedette poggiando il giubbino accanto a sé in segno di riconoscimento, come avevano stabilito per telefono la sera prima.
Era in anticipo di qualche minuto, visto che aveva deciso di non partecipare agli incontri individuali con i genitori previsti per quella mattina; avrebbe avuto giusto il tempo per ripassare velocemente il discorso da fare, se ne avesse preparato uno. Ma fino a quel momento non aveva voluto pensarci, pensò che le parole le sarebbero salite spontaneamente dallo stomaco alla bocca senza soffermarsi troppo sugli angoli degli altri organi.
E poi la vide.
La immaginava diversa quella maledetta Maddalena, più giovane, più bella, più curata. Rabbia e soddisfazione pervasero i suoi quarantotto anni vissuti in un metro e cinquantacinque di grinta e indipendenza.
Mentre Maddalena si avvicinava a testa bassa, Luisa vedeva solo una gonna scura che lasciava scoperte le ginocchia un po’ troppo grandi, le meches da ritoccare raccolte in un fermaglio da bancarella e una grossa borsa a tracolla; con una borsa come quella lei non ci sarebbe andata nemmeno al mercato. Cosa ci aveva trovato Nicola in una donna come quella, Luisa non riusciva proprio a spiegarselo.
Maddalena si sedette accanto a lei spostando il giubbino.
«Buongiorno, come va?»
«Come vuole che vada? Come una a cui hanno appena portato via ventidue anni di vita.» - rispose Luisa accendendosi nervosamente una sigaretta, provando a nascondere il tremore che l'aveva assalita.
«Forse sarebbe stato meglio se non fossi venuta, l’ho fatto solo per Nicola.»
«Sono stata io a insistere perché lei venisse qui… Anzi, le dirò che sono contenta di averla finalmente incontrata, ne avevamo bisogno entrambe.»
«Si, lo so che non è la prima volta che mi chiede di incontrarci, ma credo di non aver mai dato la giusta importanza a questa cosa, l’ho sottovalutata, ed ora mi sento terribilmente in colpa.»
Il tono di voce di Maddalena tradiva un tremendo sforzo per non sbagliare i verbi e per nascondere quell’accento meridionale che sapeva di banchi scolastici lasciati vuoti in cambio di un banco di frutta.
«Senta, signora Morganti» – proseguì Maddalena – «io vorrei solo sapere se posso fare qualcosa per evitare ulteriori traumi a Nicola.»
Una risata isterica squassò il corpo breve e tremolante di Luisa.
«Traumi? Non mi sembra che lui sia poi così traumatizzato! Anzi, mi pare che per lui sia molto meglio così. Comunque mi chiami pure per nome, tanto credo che lei lo conosca bene, il mio nome, considerando tutte le volte che l’avrà sentito.»
«Come preferisce, Luisa. Mi dispiace che non siamo mai riuscite a incontrarci prima, magari le cose non sarebbero precipitate in questo modo.»
«Sinceramente non vedo in quale altro modo sarebbero potute andare. Lei non ha idea di quanto tempo ho trascorso in questi mesi a strangolarmi di dubbi, di sensi di colpa, quanto tempo ho trascorso ad immergermi nei se e nei ma prima di arrivare a capire che non avrei potuto fare niente per evitarlo. Mi guarda, eh? Non mi stupisce che lei non capisca, evidentemente in tutto questo tempo sarà stata troppo impegnata per avere tempo di darmi delle spiegazioni.»
Luisa aveva l’impressione che le sue parole cadessero nel vuoto cosmico di quella testa che ai suoi occhi serviva solo a reggere la crocchia di capelli, mentre i fogli protocollo che uscivano dalla sua borsa vibravano all’arrivo di un sms.
Maddalena la guardava con due occhi sgranati, come se davvero non capisse la reazione di Luisa.
«Io non immaginavo che lei ci tenesse così tanto, davvero. Pensavo che non essendo madre non avrebbe potuto capirmi, e invece… Nicola è la cosa più bella che mi sia mai accaduta. Io so di aver sbagliato e sono qui per chiederle scusa, e per cercare di farle capire che spesso per un figlio si commettono sbagli enormi pensando di fare la cosa giusta…»
«Senta, non inizi con questa storia che io non posso capire visto che non sono madre, perché l’ho sentita talmente tante volte che se la sento ancora potrei vomitare. Si prenda le sue responsabilità, piuttosto.»
«Ma non capisce che se sono qui è proprio perché non voglio più sfuggire alle mie responsabilità? Pensa davvero che non parlando di Nicola le cose si rimetteranno a posto da sole?»
«Mi faccia capire: dopo che ho sopportato tutto quello che ho sopportato vorrebbe anche che io l’aiutassi a superare i suoi sensi di colpa? E poi cos’altro dovrei fare? Comprarmi un bel cilicio e chiudermi in convento?» – Luisa scoppiò in un pianto liberatorio che da troppo tempo aspettava di uscire – «Ha ragione, non sarebbe dovuta venire. Lei e il suo egoismo mi fate schifo, se ne vada, si porti via Nicola ma faccia in modo di non incontrarmi mai più, mai più!»
«Mi avevano avvisata che non era un buon momento, ma non credevo che lei potesse arrivare addirittura a insultarmi! Ora capisco perché suo marito l’ha lasciata, lei è una donna cattiva. Non si preoccupi, Nicola non rimarrà con lei nemmeno un giorno di più!»
Luisa rialzò la testa che fino a quel momento era stata sorretta dai palmi delle sue mani e riuscì solo a vedere Maddalena che piangendo saliva al volo sulla corriera blu diretta a Pomezia.
Fu percorsa da un brivido.
Pomezia, Nicola, una donna con uno spiccato accento meridionale, i sensi di colpa, la sospensione del giorno prima, un bambino che era sempre accompagnato dalla baby sitter, una madre assente che non aveva mai partecipato alle riunioni con i genitori…
Prese il malloppo dei temi e cercò quello di Capobianco, le bastò leggere le prime righe per rimettere insieme i pezzi.
Quindi tirò fuori il telefono e lesse l’sms: “Sono bloccata nel traffico, arriverò con qualche minuto di ritardo. Mi faccia sapere se possiamo comunque incontrarci, Maddalena.”

2 hanno detto:

Anonimo ha detto...

Mon Dieu!! Si deve leggere due volte...Maddalena era Maddalena ma non era Maddalena...Nicola era Nicola ma non era Nicola...

Enrica ha detto...

Altrimenti non sarebbe stato sotto "La commedia degli equivoci" :)

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