15 dic 2010

Qualunque titolo va bene - Francesco CONSIGLIO


Titolo: Qualunque titolo va bene - romanzo a pezzi
Autore: Francesco Consiglio
Genere: Boh
Editore: Iacobelli Editore
Costo: € 12,00

Quarta di copertina: La misteriosa morte di Anna Grazia Diamanti è solo l’incipit di questo libro davvero fuori canone.
È certamente un giallo quello di Francesco Consiglio ma, oltre l’intreccio tipico del genere, si snoda l’esilarante, a volte dolorosa, riflessione dell’autore/protagonista Franco Lamaiola.
Un po’ metaromanzo, un po’ autobiografia, Lamaiola scrive e ogni tanto interrompe l’azione per fare il punto, riflettere, ragionare “a voce alta” facendo dialogare le due parti della sua testa, quella che lo stima e ne riconosce il valore e quella che al contrario lo disprezza.
Il libro che ne viene fuori è un ibrido, un’interessantissima contaminazione, uno “strano oggetto” che racconta la genesi della scrittura nella mente dell’autore e vale la pena di leggere perché è il risultato di un’operazione narrativa e stilistica davvero imprevista.

Trama:
Una donna di quarant’anni viene trovata uccisa. Dal referto di medicina legale parte un romanzo molto frammentato, come indica anche l’autore nel sottotitolo, che ripercorre con notazioni ironiche, grottesche, talvolta melanconiche, momenti della vita di un piccolo gruppo di persone che avevano vissuto assieme nella primissima adolescenza e negli anni del liceo a Pian della Repubblica, provincia di Agrigento.
La scusa di scrivere un libro giallo è, proprio così, solo una scusa, perché di giallo questo libro non ha proprio niente, se non la velleità dell'autore di voler diventare uno scrittore di gialli.
La narrazione - molto vivace, immediata, divagante, che fa uso di un registro zeppo di gergalilsmi e parolacce - è condotta dal protagonista narratore aspirante scrittore Franco Lamaiola, e si sviluppa in brevi capitoletti che parlano dei singoli personaggi, spesso narrati dal suo punto di vista, di come la loro vita si sia intrecciata alla sua, nella realtà o nei sogni, nelle fantasticherie sessuali o in episodi concreti narrati con originalità. A questa linea di narrazione si alternano claustrofobici capitoletti in cui il narratore parla di sé, dei suoi pessimi rapporti familiari, ma specialmente delle sue aspirazioni di scrittore, dei suoi tentativi, dei suoi modelli, primo fra tutti Chuck Palahniuk. Spesso la sua testa sembra sdoppiarsi, una parte che lo incita, che lo appezza, e una parte che lo critica aspramente e vuole distruggere le sue illusioni. Ne emerge una umanità spesso mediocre, chiusa nelle sue ossessioni, nei suoi desideri, incapace di rapporti autentici, ognuno chiuso in sé, malgrado il vitalismo ossessivo.

Considerazioni
Qualunque titolo va bene è il titolo migliore per questo romanzo senza trama, composto da oltre 130 capitoletti brevissimi, mai più di due pagine, sconclusionati, sconnessi, intervallati da pensieri, riflessioni, dialoghi tra la parte buona e la parte cattiva della testa dell'autore.
È un testo in grado di scatenare forti e contraddittorie reazioni:nelle prime cinquanta pagine vorresti andare a prendere Francesco Consiglio per il collo e strozzarlo, nelle prime cento vorresti andare a prendere Iacobelli per il collo e dirgli, tu hai rifiutato il mio manoscritto e pubblichi questa merda? Poi cambi idea. Perché inizi a entrare nello spirito del romanzo e ti abbandoni ai suoi deliri, alle sue prese in giro, abbandoni i panni di spietato censore, cultore della bella scrittura e ti accorgi che Consiglio è bravo, è proprio bravo. Ti entra sotto la pelle e nemmeno te ne accorgi, parla di te, del tuo mondo, dei tuoi genitori con ironia, sarcasmo e cinismo. Ti prende per il culo dall'inizio alla fine, e appena il pensiero di mandarlo a quel paese ti abbandona, subentra il pensiero che in realtà Consiglio sia un vero e proprio genio, che pochi romanzi prima del suo ti hanno scatenato dentro sensazioni così contraddittorie, al punto da volerlo a tutti i costi conoscere per insultarlo prima, e complimentarti con lui poi.
È un testo da leggere con pazienza e divorare con avidità, da dimenticare subito dopo l'ultima pagina e conservare in cima alla libreria insieme ai libri che ci sono piaciuti di più. È forte, diretto, a tratti cinico, a tratti volgare, a tratti incomprensibile, ma con picchi di genialità da far invidia a qualunque scrittore più noto.
A Consiglio l'unico consiglio che mi sento di di dare è di evitare le ripetizioni ossessive che usa, perché il suo modo di narrare, i suoi espedienti, le sue considerazioni e i suoi punti di vista sono già abbastanza coinvolgenti e originali e non c'è bisogno di costruirci sopra nessun effetto speciale.
Insomma, bravo Consiglio, bravo bravo bravo!

Voto finale 9/10

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