8 set 2010

Sabrina

Tremava, Sabrina, tremava sotto un respiro impaurito, una foglia ammazzata dal vento incerto di settembre.

Sentiva, Sabrina, sentiva il calore delle mani scaldarle un lembo di pelle dopo l’altro, pelle che s’infuocava, rinasceva, fioriva, svettava e tornava gelida, sotto le gocce di sudore che le disegnavano l’addome.
Godeva, Sabrina, godeva e sorrideva di un sorriso di plastica, protagonista di quel gioco di ruolo che era la vita.
Piangeva, Sabrina, piangeva quell’emozione che le palpebre fragili non riuscivano a trattenere.
Cos’hai, Sabrina, perché piangi?
Sabrina, con i suoi troppi anni per essere ancora una bambina.
Sabrina con le sue colpe troppo sporche per essere lavate via.
Sabrina con i suoi anelli troppo pesanti per far volare le dita lontano dal cuore.
Sabrina con i suoi capelli sparsi sul cuscino per essere contati dall'uomo che diventava bambino.
Dove sei, Sabrina?
Sabrina prima sfruttata, sfinita, sfibrata.
Sabrina prima sempre per gli altri.
Sabrina ora viva, ansimante, cangiante.
Sabrina ora sola, nel suo letto, con il suo piacere, nero e bollente, spalancato e pulsante.
Sabrina con il suo piacere, più suo di tutti i suoi uomini, più buio di tutti i suoi angoli bui, più vero di tutte le verità che le hanno vomitato addosso.
Sabrina prima, Sabrina ora.
Protagoniste di quel gioco di ruolo che è la vita.
Perché, Sabrina?
Perché Sabrina ora è il master, e il seguito di quel gioco lo deciderà lei.

2 hanno detto:

Anonimo ha detto...

Molto musicale e musicabile. Dovresti trovare un compositore e proporla a Giancarla Nannini. Brava Aragona.

Enrica ha detto...

Grazie S. sei il mio lettore preferito :)))

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