16 dic 2010

Critica: diritto di tutti o privilegio di pochi?

In questo periodo mi trovo spesso a discutere se sia o meno giusto esprimere il proprio dissenso in merito ai libri che non ci sono piaciuti granché. Certo, è lecito, se l'autore è altisonante e criticato anche da chi le critiche le fa di professione. Il problema si pone quando un signor nessuno come me si permette di criticare chi sta con le pezze ar culo come la sottoscritta, ossia gli autori che cercano di emergere nel panorama editoriale italiano pubblicando con case editrici medio-piccole.

Nell'ultimo anno, per scelta e un po' per mestiere (perché essere Amministratore di un forum dedicato agli scrittori emergenti con oltre 1.300 iscritti è un lavoro a tutti gli effetti...) ho letto molti romanzi d'esordio. Volete i nomi? Basta leggere nella categoria recensioni, per trovarne alcuni.
Nasce tutto da una considerazione che ho esposto sul forum Writer's Dream, nella quale mi chiedevo come mai i testi degli autori esordienti fossero per la maggior parte al di sotto della sufficienza, sebbene suddette piccole e medie case editrici, non chiedendo alcun contributo agli autori com'è giusto che sia, dovrebbero puntare sulla qualità e sulla vendibilità dei testi. La discussione è poi proseguita sul blog del Writer's Dream nonché sulla fan page di Facebook, sempre del Writer's Dream, con toni piuttosto accesi e spesso al di sotto della soglia della discussione civile.
La maggior parte delle persone che hanno partecipato a queste discussioni (grazie al cielo) concordano con me sul fatto che pubblicare un libro significa esporsi alle critiche, pertanto un lettore che apre il portafogli e spende i suoi bei 14-18 euro per comprare il signor Nessuno che ha scritto il suo romanzo d'esordio, ha tutti i diritti di dire che quel romanzo l'ha trovato scadente.
Altri, parecchi purtroppo, sostengono che un semplice lettore non abbia diritto di esprimere il proprio parere, perché non suffragato da un idoneo titolo di studio o da una qualifica professionale adatta. In soldoni, se non sei Mario Fortunato è meglio se stai zitto, perché ma che ne vuoi capire tu, che non sei né un editore né un critico di professione, di come si scrive un libro? E sempre per queste persone, una stroncatura pubblicata sul web potrebbe rovinare per sempre la carriera dell'aspirante Moravia, o comunque compromettere le vendite del suo capolavoro.
Il che mi porterebbe a pensare, a te, autore emergente che nella vita assembli hamburger al McDonald's, chi cazzo ti dà il diritto di pubblicare un libro? Mica fai lo scrittore di professione.
Ah beh, no. Scrivere è un diritto di tutti, come dice il buon Gruppo Albatross nei suoi spot passati su Canale 5. Peccato che per professare questo diritto vi chiedano dai 2.000 ai 5.000 euro a seconda delle pagine che vi siete arrogati il diritto di scrivere. Mi sa che non ci credono molto nemmeno loro, in questo diritto inalienabile.
Ora vi dico una cosa: scrivere sarà pure un diritto di tutti, ma se esiste un editore tanto masochista da pubblicare merda d'autore (escludendo quelli come il Gruppo Albatross) avrò pure diritto di criticare il vostro diritto di scrivere, o no?
No.
Attenzione, non sto dicendo che TUTTI i romanzi d'esordio facciano schifo. Ci sono le eccezioni, ci sono degli autori validi, basta leggere le recensioni che ho messo qui.
Quindi, ricapitolando, se io spendo 16 euro per un centinaio di pagine buone solo per accendere il fuoco nel caminetto, devo stare zitta e aspettare che altre persone alimentino un mercato già saturo di spazzatura, perché altrimenti l'esordiente che con tanta fatica e tanti meriti è riuscito a pubblicare, potrebbe vedersi la carriera stroncata.
Mmm... c'è qualcosa che non va.
In Italia nella top ten dei libri più venduti ci sono attualmente non uno, non due, ma ben TRE libri di ricette culinarie, due della Parodi, Cotto & Mangiato e Benvenuti nella mia cucina e uno della Clerici, Le ricette di casa Clerici.
C'è Faletti con i suoi Appunti di un venditore di donne, la Litizzetto con i suoi dolori del giovane Walter, Corrado Augias con I segreti del Vaticano seguito a ruota da Joseph Ratzinger che ha acceso la Luce del mondo. 
Cari i miei difensori della tesi "se non lo fai di professione è meglio se non lo fai", il fatto che SEI tra i dieci libri più venduti in Italia (sei, ossia il 60%, ci tengo a sottolinearlo) non siano stati scritti da scrittori di professione (lasciamo stare il fatto che siano scritti da personaggi televisivi, che è piuttosto deprimente), vi dice qualcosa? A me qualcosina lo dice. E mi dice che è la gente come voi, che non permette ai VERI lettori di esprimere la propria opinione, dettata dall'esperienza e dalla voglia di leggere qualcosa di leggibile, ad alimentare questo merdoso mercato dove vien fuori solo chi si fa vedere, al di là dei meriti.
Meditate gente, meditate.

3 hanno detto:

Ayame ha detto...

Taci, spocchiosa.

<3

Enrica ha detto...

Ho avuto una grande Maestra <3

Valerio ha detto...

Che carino questo blog Naya! ;)

Quello che dici beh, ha senso. Ma alla fine ci ritroviamo tutti sempre un pò indecisi, e non sappiamo riconoscere alle volte la critica dal disprezzo. Alla fine non ci sono risposte universali. Ci sarà sempre qualcuno che farà recensioni positive, altri negative. Ci sarà chi ci dirà "Beh, hai scritto una gran bella cagata!" e altri che ci diranno "é bellissimo." come fa Manuela Arcuri nello spot del Llabbirintofemminile.
Il fatto é che l'arte é ormai in mano del marketing. E il marketing non va avanti con l'arte vera. Va avanti anche con dei surrogati. Allora ci sono troppe case editrici, troppi libri, pochi lettori. Ci sono troppi scrittori, troppi presuntuosi, troppi timidoni.
Si, il mondo é fatto in maniera molto strana e alla fine c'é chi legge c'é chi scrive,
e ti dirò, non é male nè l'uno nè l'altro. E quindi continueremo a parlarne sul WD e un pò ovunque per ancora MOLTO tempo.
:D

A presto Naya,
V

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