21 gen 2011

L'ultimo metrò

«No, cazzo, no!»
Feci appena in tempo a vedere i fari del metrò; poi la voce metallica diffusa dagli altoparlanti confermò i miei timori.

Si avvisano i signori passeggeri che il servizio è sospeso fino a domattina…

Senza attendere la fine della frase, avanzai rapidamente verso il sottopassaggio e mentre frugavo nella tracolla per cercare il cellulare, un flashback mi catapultò nel pub da cui ero appena uscita; vidi Anna chinarsi per raccogliere il mio nokia caduto a terra. Eppure credevo di averlo rimesso in borsa.

Dovresti riposarti un po’, hai un viso così stanco… “ mi aveva detto, poggiando il telefono accanto alla birra.


Aveva ragione. Ma prima dovevo attraversare il sottopassaggio e uscire da lì, anche se l’idea di percorrere quel budello puzzolente di piscio non mi allettava. A riposarmi ci avrei pensato dopo.
M’incamminai lungo il tunnel mentre i neon iniziavano a spegnersi; l’eco dei miei passi divenne sempre più veloce, la puzza sempre più asfissiante, il buio sempre più nero. Avevo paura. Paura di morire.
Un metronotte mi superò correndo; sapere che non ero completamente sola mi rincuorò, ma l’ottimismo si dissolse appena sbucai in superficie e mi accorsi che i tornelli erano bloccati. Spinsi con tutta la forza che avevo, tanto che la mano destra iniziò a farmi male, male fino a non sentirla più.
Mi accasciai in terra e piansi tutte le lacrime che mi restavano. Capii che dove stavo andando non mi sarebbero più servite.
Sulla linea gialla che divideva il marciapiede dal binario, c’era un telefono da cui usciva una voce che conoscevo: Anna.
«No, cazzo, no!»
Feci appena in tempo a vedere i fari del metrò; poi la voce meccanica diffusa dagli altoparlanti confermò i miei timori.

Si avvisano i signori passeggeri che il servizio è sospeso fino a domattina per permettere alle forze dell’ordine di rimuovere un corpo dai binari.

Il mio cadavere fu ritrovato da un metronotte, pochi minuti dopo il mio suicidio. Era stata Anna ad allertarlo dopo aver ricevuto la mia ultima telefonata. Fui sepolta senza la mano destra, il treno l’aveva mozzata.

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